lunedì 21 luglio 2014

Racconti a pedali

Mentre Nibali furoreggia nel Tour de France e tutti ci prepariamo a partire per le vacanze, mi scopro a pensare che, quest'anno, lascerò a casa la petite reine, la piccola regina: la mia bicicletta. Per fortuna, ci saranno i libri a colmare il vuoto.

Tutta discesa di Marina Girardi è uno dei miei fumetti preferiti. Racconta un viaggio in bicicletta di una coppia di ciclisti, Marina e il suo fidanzato, da Pieve del Pino, in provincia di Bologna, a Pescara, un'estate di qualche anno fa. 

Tutta discesa è un fumetto, ma anche un romanzo di viaggio, una guida turistica, un manuale di sopravvivenza. Che voi lo leggiate o lo utilizziate per ripetere il percorso proposto, documentarvi sulle zone attraversate, leggere una magnifica storia o ammirare la classe di una narratrice di grande talento, lo troverete irresitstibile.

A me è piaciuto molto anche perché sono ciclista, uso la bicicletta sempre: in città, campagna, montagna, al mare, e a cavallo di una bici spesso ho viaggiato. Quindi so bene di cosa sta parlando Marina.


Viaggiare in bici è un'esperienza particolare: oltre a farti fare una fatica bestia, è bellissimo, ed è questa la ragione per cui vale la pena di fare la fatica bestia. Sei sempre in mezzo alla strada, e stare lì in mezzo a tutto quello che la strada offre - paesaggi, panorami, fatti, persone, case, villaggi, città, animali, fiumi, colline, piante, storie, valichi – è, semplicemente, meraviglioso. Sei lì, senza filtro, con le tue borse attaccate al portapacchi e al manubrio, in bilico fra nostalgico desiderio di certezze e comodità e sete d'avventura, scoperte, imprevisti. Il sellino è lo spartiacque: la bici non tradisce l'inquietudine dei desideri contrapposti, le sue ruote ci scorrono in mezzo a quel confine, mantenendo tutte le promesse. Bisogna solo decidere di partire e questo un po' di sventatezza o coraggio, come vogliate chiamare l'intraprendenza, lo richiede. 


Tutta discesa racconta ciò nel dettaglio: dalla decisione del viaggio e del suo percorso, alla fase di equipaggiamento, dalla partenza alle prime pedalate, dall'emozione della discesa al panico per rampe spaventose sotto il sole, dall'angoscia per la strada da percorrere prima di raggiungere la meta, alle variazioni di umore in accordo con atmosfere di luoghi e momenti. Perché viaggiando in bici puoi passare in una frazione di secondo dall'estasi di fronte allo splendore di un paesaggio al rancore sordo verso il tuo compagno di viaggio, per un battibecco su una direzione da prendere, quando ormai sei stremato dalla fatica. Ma soprattutto questo fumetto racconta la gioia infinita della strada e di ciò che questa offre: uno sconfinato numero di esperienze e incontri. 


È questo che Marina sa rendere in modo perfetto: il viaggio nelle sue pagine non è solo cosa dei due ciclisti, me esperienza e racconto corale. Tutti, on the road, fanno la loro parte di narratori: i protagonisti, ma anche persone, bestie e alberi, case e manieri, nuvole, laghi, monumenti, e personaggi che escono dal passato con le loro storie: voci magiche, inattese, impreviste, misteriose, minacciose o benedicenti. Caratteristica di questo libro è una narrazione che si scioglie allegramente in mille rivoli, senza timore di perdere il filo, di affrontare l'incertezza e il caos dell'esperienza in presa diretta, mettendo insieme, in miracoloso equilibrio ciclistico, complessità, ricchezza, divertimento, informazioni, riflessione, poesia. 


Marina Girardi riesce in questo compito perché, oltre che disegnatrice, fumettista, narratrice, cantante, è ciclista esperta: la bici per lei è quotidiano strumento di lavoro, perché sulla bici lei, in ogni stagione, gira per la sua città, Bologna, disegnando, raccontando, incontrando grandi e piccoli, vendendo le sue produzioni. Sulla sua vocazione al movimento la dice lunga anche il suo progetto Nomadisegni. In viaggio alla ricerca di storie nascoste dentro al paesaggio, realizzato insieme a Rocco Lombardi.



Tutta discesa mi ha fatto venire in mente le avventure di due impavidi ciclisti d'antan: Elisabeth Robins Pennell e Joseph Pennell, cittadini e coniugi americani di fine Ottocento.

Lei scrittrice e giornalista, lui artista e illustratore, entrambi pionieri dei viaggi in bici: furono i primi a viaggiare l'Italia su due ruote, o meglio su tre, visto che verso i primi di ottobre del 1884 partirono da Firenze su un triciclo a due posti, carichi di valigie e spinti da un incoercibile desiderio di avventure. La meta era Roma, raggiunta girovagando attraverso Toscana, Umbria e Lazio.

Lei scriveva, lui disegnava, facevano delle fatiche nere, e tutti gli amici cercavano di dissuaderli, pronosticando loro incidenti, aggressioni, malanni lungo i tratturi itaiani; ma provvisti di fermezza e buonumore, i due rimasero incrollabilmente saldi nei loro propositi, ottenendo un trionfale successo.


E vien da dire: ovviamente, visto che nessuno aveva mai visto in quelle antiche contrade qualcosa di vagamente simile ai due pazzi a pedali.
Oggi, noi possiamo godere dell'occhio acuto, della curiosità e ironia di questi due fenomeni grazie a due libri: L'Italia in velocipede (Sellerio 2002 ) e Le Alpi in bicicletta (Archinto 2002), viaggio quest'ultimo realizzato verso il 1896: dieci, dicasi dieci passi alpini in due settimane, a cavallo di due biciclette (Elisabeth fu la prima donna a compiere l'impresa).





















Leggendoli ci si rende conto subito di una cosa: nonostante i quasi 130 anni che separano Marina Girardi  e i Pernell, la vita dei ciclisti di ieri e di oggi si somiglia tremendamente. I ciclisti continuano a viaggiare, amando, odiando, facendo, disfacendo, pedalando sognando, sperando, guardando le cose in un modo straordinariamente simile, cosa che, infatti, fa di loro una comunità solidale e fraterna, nel tempo e nello spazio. Amano la strada, l'avventura, gli imprevisti, ma anche il buon cibo e il riposo, sono anticonformisti, curiosi, infaticabili, umili, fatalisti, allegri, ma anche facili all'arrabbiatura, soggetti ai cambiamenti di umore, preda della disperazione, così come dell'euforia più inconsulta.

Joseph Pennell, Passo del Gottardo.
Joseph Pennell, Tunnel e Galleria del Sempione.

Tutte doti che ritroviamo, puntuali, puntualissime in altri protagonisti di viaggi a pedali che per la nostra gioia sono diventati imperdibili libri. Uno per tutti Tre uomini in bicicletta (Feltrinelli 2002): storia di un viaggio in bici  da Trieste a Istanbul (che acquistai per regalarlo a Paolo, facendoglielo trovare sul cuscino la notte che rientrò da un'impresa ciclistica folle, da Milano a Riva Trigoso passando per Varzi, Zerba, Ottone, Barbagelata e Cicagna). Anche qui, uno scrittore, Paolo Rumiz, si accompagna a un fumettista, vignettista, Francesco Tullio Altan. E il terzo? Emilio Rigatti, insegnante, scrittore, cicloviaggiatore e redattore delle schede tecniche del libro.

Splendidamente scritto e ricco di informazioni, magnificamente illustrato dalle diaboliche strisce e vignette di Altan, questo libro è anche un'ottima guida di viaggio. Qui, il punto di vista, va detto, è decisamente maschile. Basti dire che nella prima pagina, per prima cosa trovate una puntuale descrizione delle tre biciclette. Siccome sono più di vent'anni che vado in bici, so per certo che gli uomini nutrono un culto feticistico per gli strumenti dei loro sport. Quindi se sono ciclisti, per le bici.



Quando viaggiavo con i nostri, peraltro adorabili, amici di Eurobike, ricordo serate interminabili a base di cambi, ruote, sellini, mozzi e altri ciappini del genere, intorno a tavole imbandite come per un banchetto medievale. A me bastava, in fondo, che i tubolari fossero gonfi, la sella mi facesse meno danni possibile e mi lasciassero la mia parte di bistecca. Va detto, tuttavia, che, mentre dieci anni fa rampavo verso la vetta del Mont Ventoux (che è quello dove Petrarca, salendo, ebbe la sua celebre crisi esistenziale e dove altri ci hanno lasciato non lo spirito, ma la pelle, come raccontano i cippi lungo la carreggiata), se non ci fossero stati gli angeli custodi di Eurobike a gettarmi fra le fauci tonnellate di merendine ipercaloriche (che io avevo lasciato a casa), ora non sarei qui a scrivere. Perciò, ciclisti, chiunque voi siate, anche fanatici e feticisti, io vi amo.


E, infine, come ciliegina sulla torta di questa carrellata di racconti a pedali, se i viaggi in bici amate più immaginarli che realizzarli, Le voyage de Jules et Julie, di Bruno Heitz (Mila Edition 2007), è quel che fa per voi (e per i vostri eventuali bambini): un libro attività delizioso dove al creativo lettore è affidato il compito di disegnare a tappe e fasi, tutta l'avventura di due giovanissimi pedalatori: dalle bici, all'attrezzatura, alle strade, ai cartelli segnaletici, ai paesaggi, ai contrattempi, ai picnic, alle mucche, ai campeggi, fino alla carte geografiche e alla cartoline, che consentiranno ai due protagonisti di realizzare il loro viaggio. Un libro ben fatto, molto divertente e intelligente, che fa imparare a viaggiare attraverso il disegno. E che fa imparare a disegnare attraverso il viaggio. Vi sembra poco?


4 commenti:

passpartù ha detto...

Come ogni mattina, la nostra giornata inizia con la lettura del vostro blog. Divertente questo sulla bicicletta...e fino a qui tutto nella norma. Ma ecco che per un caso assolutamente fortuito ci ritroviamo tra le mani, esattamente tre ore dopo aver letto il vostro post, Il segreto di Monsieur Taburin, Storia di un uomo e delle sue biciclette, Sempé, Donzelli, 2011 e allora la "norma" oggi ci piace assai!!
Ciao ragazzi!!
B&I

Topipittori ha detto...

passpartù@ Grazie per questa consuetudine, è bello pensarlo! E grazie per l'indicazione di Sempé: non sapevo di Monsieur Taburin! Bella coincidenza. Non me lo farò mancare.

Rain'B ha detto...

La bicicletta è così liberatoria! Io la uso spesso nella mia piccola città, e mi sento così agile, libera, sfuggente, sensazione che solo questo mezzo mi fa provare. Mi piace sfrecciare, scoprire vicolini nascosti, ma anche faticare in salita per poi godersi la discesa, con il vento sul viso e tra i capelli. Le illustrazioni della Girardi poi sono perfette, perchè anche questa mi danno un gran senso di libertà e poesia. Non l'ho ancora letto il volume (che vergogna!) ma è da tanto che ce l'ho nella mia enorme wishlist e so che non mi deluderà. Bellissimo articolo che migliora la giornata e fa riflettere...come sempre!

Topipittori ha detto...

Rain'B grazie per il tuo commento. Stamattina mi è venuto in mente che mi sono dimenticata di dire una cosa nel post: ciclista e acquazzone sono come il proverbiale cacio sui celebri maccheroni. Oggi tornando dalla piscina in bici ho preso un tornado d'acqua. E poi ho trovato il tuo nome fra i commenti. Coincidenza?