mercoledì 4 marzo 2015

Ribaltare la prospettiva

[di Cristina Berardi]

Ho conosciuto Cristina Balbiano D'Aramengo al corso Progettare Libri. È arrivata una sera, invitata da Paolo Canton, con la sua “scatola magica”, da cui ha tirato fuori i libri fatti a mano più belli che avessi mai visto. Libri che si aprivano svelando le forme più inconsuete.
Cristina Balbiano d'Aramengo con la scatola magica di Daniela Lorenzi.

Proprio lì, proprio allora ho deciso che avrei fatto un corso con lei. Bastava aspettare l'occasione giusta, seguendo il suo calendario ricchissimo. Non ho dovuto aspettare troppo.
Animata da quello spirito avventuroso che mi spinge, come ha scritto Paolo in un suo recente post, a mangiare male e a dormire poco per qualche giorno, sono partita alla volta di Milano (io che vivo nell'estremo ponente ligure) per fare un suo corso dal titolo per me molto attraente: Ribaltare la Prospettiva.

Vi presento Sansone e Micheletto, i fedeli torchi di Daniela Lorenzi.

 Un laboratorio che ne contiene due: uno di stampa e uno di legatoria dove si impara a stampare i materiali più diversi cercando contrasti e effetti nuovi, ribaltando - come intitola il corso - le prospettive, per poi mettere insieme i risultati ottenuti, piegando, cucendo e, di nuovo, anche ribaltandole (come avrete capito, e come sanno per esperienza i miei figli, io adoro ribaltare!).


Nella parte relativa alla stampa,  Cristina è assistita da Daniela Lorenzi, che ci ospita nello Studio A14, in via Tantardini, a Milano. La sala dove lavoriamo è ampia, colma di libri, carte, barattoli, strumenti, piani di lavoro con rulli grandi e piccoli. Al centro, a troneggiare su tutto, lui: Sansone, un tipino da 900 chili di possente eleganza. Accanto a lui, Micheletto, il fratellino “da viaggio”, leggero, che accompagna Daniela e Cristina nei laboratori fuori sede. Saranno loro i protagonisti del nostro laboratorio.

La luna di cui sotto.

Prima di cominciare, anche Daniela tira fuori la sua “scatola magica”, dalla quale escono incisioni stupende. Ci spiega come sono fatte. Io scatto fotografie come se non ci fosse un domani e cerco allo stesso tempo di non perdere una parola, ma è difficile. Fra le tante meraviglie, una mi colpisce in particolare. Scopro che è stata realizzata durante un laboratorio fatto con i bambini delle scuole elementari: è una luna, stampata usando oggetti comuni come matrici.


Cristina ci presenta poi il lavoro che si farà e piano piano, dallo stupore e blocco iniziale ci mettiamo a lavorare ed escono fuori cose bellissime.
Una delle compagne, Lucia Casavola, ha portato con sé una scatola con tanti fori, forse in origine realizzata per contenere piccoli flaconi: «La tenevo da parte da molto tempo, per poterla stampare e farci qualcosa!» mi dice. Credo che questo virus mi attaccherà e comincerò anche io a conservare le cose più impensate per poterle poi stampare!

E questo è il risultato del lavoro sulla scatola dei flaconcini di Lucia Casavola.

Il secondo giorno costruiamo i libri. Io non ho un vero e proprio progetto. Quindi preparo un libro Zen.  Lo chiamo Zen, perché mi viene in mente che lo si potrebbe usare per stimolare riflessioni compositive. In realtà nasce un po' a caso, ma   le pagine, muovendosi, creano disegni sempre nuovi (la mistica orientale "un tanto al chilo" viene sempre buona quando non si hanno argomenti validi).

Il mio libro Zen

Cristina è un'insegnante tanto paziente quanto io sono un'allieva scapestrata: mi deve ripetere cento volte come si taglia con il cutter e come si piega un foglio. Io faccio fatica a ritenere le istruzioni: mi convinco che se dimentico tutto è meglio, così avrò una buona scusa per tornare a fare un altro corso.
In ogni caso, le parole non mi bastano per spiegarvi come abbiamo lavorato. Per fortuna Cristina e Daniela suppliscono alla mia afasia, giungendo in soccorso con questo bel filmato.


Insomma, fatelo questo corso. Io lo rifarei. Anzi, quasi quasi lo rifaccio.

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