mercoledì 16 ottobre 2013

La più buona colazione del mondo

A volte viene un po' da vergognarsi a pensare come è venuta l'idea di un libro. La più buona colazione del mondo si è materializzata un pomeriggio in cui chiacchieravo con Massimo Caccia su skype, per risolvere una faccenda legata a un libro che penso ormai rimarrà nel mito, nel senso che sono anni che ne parliamo e anni che non lo facciamo. Nel frattempo ne facciamo altri, come questo, appunto. Massimo stava parlando, e io, distratta, mi sono accorta che alle sue spalle c'era un quadro che mi sembra proprio fosse identico all'immagine che oggi è in copertina. Una tazza da cui spunta una lucertola. Sarà perché mi è sempre rimasta in mente una lucertola che quando ero piccola, al mare, tutte le mattine faceva colazione con noi che ci immobilizzavamo come statue, perché lei potesse serenamente consumare il suo pasto fra i nostri piedi. Fatto sta che, vista quell'immagine, praticamente il libro mi sembrò fatto.

Massimo che, come Scarabottolo, più lavora in economia più è contento, sia perché è pigro sia perché preferisce stare sull'essenziale, quando iniziai a strepitare “Animali domestici! Animali domestici!”, dichiarando che quello sarebbe stato il titolo del libro, abbozzò. E fu d'accordo che una galleria di animali associati agli oggetti di casa sembrava una idea promettente, visto che sono anni che praticamente non dipinge altro. Naturalmente bisognava trovare un filo conduttore, un'idea che tenesse insieme il libro. Così, si mise (quasi subito) all'opera.


Qualche tempo dopo ci mostrò il progetto: una sfilata di animali e oggetti legati ai riti cucinieri del mattino, con finale a sorpresa. Il libro ci sembrò perfetto. Fummo tutti d'accordo che non avrebbe avuto testo: seguendo la logica e l'atmosfera silenziosa di C'è posto per tutti, pensavamo che le immagini, anche in questo caso, sarebbero state sufficienti a raccontare quello che accadeva fra le pagine.
Poi è arrivata la fiera di Bologna, le tavole erano ultimate, facemmo una maquette e la proponemmo in visione a diversi editori stranieri. Successo, complimenti all'artista, “wonderful illustrations”: però, alla fine, nessuno si fece avanti per acquistarne i diritti. Valentina, la nostra agente all'Avana per il foreign rights department, ci informò che, non capiva bene il perché, ma qualcosa non funzionava. Finita la Fiera, sedimentata la polvere altissima e complicata delle emozioni bolognesi, un pomeriggio, a Milano, ci trovammo a fare il punto su Animali domestici.


Va bene i silent book, va bene il lettore attivo, ma questo libro era un po' troppo silenzioso, praticamente un silenzio di tomba, e i lettori più che attivi sembravano molto perplessi... Tutto appariva troppo sibilino.
Concordammo che c'era bisogno di qualcosa che lo togliesse dalla capsula di eccessivo mistero in cui era precipitato. Forse ci voleva un testo, forse un altro titolo... Ed era chiaro che il libro non poteva funzionare come C'è posto per tutti, sorretto da una storia notissima da tempo immemorabile: quella dell'arca e del diluvio universale.


Riflettendoci su da sola, poi, un giorno mi fu evidente che sì, a quel libro mancavano proprio le parole. Tutti i wordless books, durante la lettura, chiamano parole nelle mente di chi osserva le figure. Ma questo non si limitava a evocarle, le gridava, le pretendeva! Mi misi a pensare a quali potessero essere. O meglio, a quali fossero. Perché, come spiega Lionni, se la creatività è un gioco combinatorio, l'opzione giusta poi è una, e una sola, fra mille. Esattamente come una sola combinazione apre la cassaforte. O, almeno, così è per l'autore, per il quale la cassaforte è l'attenzione del lettore.


Più che un pensiero compiuto su quelle parole, il mio fu uno stato di all'erta. Non mi è mai capitato prima, ma per questo libro mi sono messa a scrivere senza guardare né le immagini né la loro esatta sequenza. E quando sono arrivata alla fine, le frasi e le pagine corrispondevano come se le avessi avute davanti. Mi è sembrato un buon segno. Le frasi erano già formulate mentre le scrivevo, senza doverci pensare. E, dato il testo, fu evidente che il titolo sarebbe cambiato: non più Animali domestici, ma La più buona colazione del mondo.


Riflettendoci, poi, ho capito che dal momento in cui avevo visto l'immagine della lucertola nella tazza, quel testo, rimasto tanto a lungo fantasma, aveva iniziato a incubare, e aveva avuto bisogno di un bel po' di tempo per arrivare alla sua forma. A volte è così: se un'immagine si impone con tanta forza alla nostra attenzione, dietro c'è sempre un motivo. Solo non è facile arrivare a capire quale.
Le tavole di La più buona colazione del mondo saranno esposte sabato, 19 ottobre, a Bologna da Zoo, nell'ambito di Pets, una mostra dedicata a Massimo Caccia, nella quale beneficeranno di una sezione tutta per loro: e io credo che non potessero trovare accoglienza e lancio migliore. Se non sapete cosa e dove sia Zoo, guardate questa animazione e leggete qui.

Infographic ZOO CONCEPT STORE (2013 - 1'57'') from seiperdue.org on Vimeo.

Siamo grati alle ragazze di Zoo di aver deciso di festeggiare la riapertura del loro spazio, dopo l'impegnativa ristrutturazione estiva, scegliendo anche un nostro autore e un nostro libro. Penso sia una cosa molto bella avere la possibilità di questa mostra in occasione della loro nuova stagione e dell'uscita del libro: lo dico come autrice e come editore.

Queste le iniziative e i laboratori legati alla mostra:

sabato 19 ottobre, dalle 18:
PETS. Una paersonale di Massimo Caccia
Inaugurazione e dediche con l'autore.

domenica 20 ottobre:
dalle 11 - ZOO!brunch.
alle 16.30 - ANIMALI DOMESTICI
Laboratorio Metodo Munari® e merenda con Massimo Caccia, per bambini dai 4 ai 7 anni.
Per info, qui.

Perciò, se siete dalle parti di Bologna, ricordatevi di Massimo, di Zoo, dei Topi. Ma soprattutto di fare una degna colazione. Anzi, la più buona colazione del mondo.


1 commento:

Cristina Sestilli ha detto...

Un grande insegnamento in questo racconto, su come vivere il lavoro. Di non scoraggiarsi davanti alle difficoltà ma anzi, grazie a queste migliorarsi e creare un prodotto che funziona.