venerdì 3 maggio 2013

Opere prime



Durante gli incontri di formazione sui libri illustrati dedicati agli adulti, spesso ci viene chiesto come scegliamo progetti, illustratori e autori, e in che modo e perché decidiamo di farli lavorare insieme. È una domanda che richiede una risposta complessa, perché ogni nostro libro, che è un'opera collettiva, nasce in modo e per ragioni diverse, quindi un unico modo di procedere non esiste. Pertanto, quando rispondiamo, emerge sempre questa specificità, anche e soprattutto in relazione a una delle caratteristiche principali del nostro catalogo, che è quella, fin dai suoi esordi, di annoverare numerose opere prime.



Spesso ci viene chiesto, a questo proposito, cosa ci spinge in questa direzione, di rischio e sperimentazione, e quali sono gli autori e gli illustratori che hanno pubblicato con noi per la prima volta. Anche in questo caso, la risposta è complessa. Di solito, un po' troppo per il tempo di un incontro pubblico: senza avere sott'occhio il catalogo, che oggi comprende un centinaio di titoli, è quasi impossibile ricordare tutto e tutti. Lo scopo di questo post perciò è ricapitolare, sebbene in sintesi, il percorso fatto in questi quasi dieci anni attraverso scelte, scoperte, progetti.






















In cosa consiste un'opera prima? Intanto, ricordo che il nostro ambito è quello dell'albo illustrato, e in particolare per bambini e ragazzi: categoria che non ci è mai andata stretta o apparsa svilente. Con l'idea che i nostri lettori fossero, e siano, piccoli, siamo sempre stati a nostro agio, forse perché abbiamo cominciato questo lavoro spinti dall'ammirazione e dall'interesse per la letteratura, illustrata e non, per ragazzi. Letteratura nata per loro, anche se poi è stata amata e letta da tanti adulti. È inutile che mi metta a enumerare la quantità e la qualità di autori e illustratori che, nel corso della storia, vi si sono dedicati, creando un patrimonio di cultura dal valore inestimabile: in questo blog se ne parla e se ne è parlato spesso. Questa precisazione è importante, perché quando parlo di opere prime, intendo appartenenti a questo ambito.















Per tornare a noi, ci sono stati illustratori noti che al momento della collaborazione con noi avevano già all'attivo una intensa vita professionale, e hanno pubblicato con noi il loro primo albo illustrato (ma per alcuni di loro si è trattato, tout court, del primo libro): penso a Guido Scarabottolo, Camilla Engman, Alessandro Gottardo, Ana Ventura, Marina Del Cinque, Julia Binfield, Francesca Bazzurro, Antonella Toffolo. In questo caso, quello che ci ha attratto verso di loro, è stato l'avvertire notevoli potenzialità narrative nel loro segno e immaginario. Ci sembrava che la loro padronanza tecnica, la sicurezza e la versatilità, l'identità ben formata e matura avrebbero potuto essere indirizzate con buoni risultati nella realizzazione di un racconto per immagini dedicato ai bambini.





















Spesso l'idea della storia su cui poi il libro si è fondato, è partita proprio dalla messa a fuoco di una o più immagini scelte dall'archivio di questi autori, che hanno funzionato come matrici, come cellule madri per lo sviluppo dei progetti. In altri casi, invece, abbiamo atteso, anche a lungo, che capitasse la storia, cioè il testo, cioè l'autore, giusti: a lungo perché l'incontro fra due immaginari è delicato e imprevedibile. Forse il lavoro di un editor di libri illustrati non è diverso da quello di un'agenzia matrimoniale: non si tratta di trovare due persone che vadano d'accordo per il tempo di una pizza, di un viaggio in treno o di una scampagnata, ma di individuare quella corrispondenza che consente di condividere parti di sé molto personali, e senza la quale la spinta per affrontare un lavoro impegnativo come un libro illustrato, può venire a mancare.




















Molti sono stati, poi, gli illustratori più o meno giovani, che hanno esordito con noi (oggi fa un po' ridere pensarli come esordienti, anche se dal loro debutto sono passati pochi anni): la prima che mi viene in mente è Maja Celija, perché è stata la prima in ordine tempo. Ma ce ne sono tanti altri: Antonio Marinoni, Joanna Concejo, Simone Rea, Alicia Baladan, Massimo Caccia, Valerio Vidali, Luca Caimmi, Francesca Zoboli, Anna Cairanti, Claudia Carieri. Di questo gruppo fanno parte anche Chiara Armellini, Lotte Bräuning, Eleanor Marston, Gwénola Carrère, Kiyoko Sakata, Keisuke Shimura, Harriet Russell: ma li cito separatamente perché la loro caratteristica è di essere stati notati grazie alla mostra degli illustratori di Bologna che continua a essere una selezione pregiata di talenti (e l'indice della sua vitalità sta nei dibattiti che si scatenano a ogni nuova edizione, secondo il parere della giuria in carica). E va detto che in almeno tre casi di questi, dalle tavole esposte, poi sviluppate in una narrazione compiuta, sono nati tre libri: Una bacchetta magica, Brutto & Bello e Ti faccio a pezzetti.





















Potremmo poi continuare l'elenco degli illustratori “scoperti”, rivelandovi alcuni nomi di cui abbiamo in cantiere progetti per questo autunno e la primavera prossima: ma per ora ce li teniamo per noi, diciamo per scaramanzia.
Un'altra miniera di proposte interessanti, che abbiamo sempre vagliato e vagliamo con attenzione, è costituita dal materiale che quotidianamente arriva in redazione. Forse perché sono stata “scoperta” e pubblicata da una editor che aveva la buona abitudine di prendere davvero in considerazione tutto quello che arrivava in redazione, cioè Francesca Lazzarato quando lavorava per Mondadori Ragazzi, mi è sempre parso doveroso considerare con attenzione i materiali che ci vengono spediti, e rispondere, che si tratti di dire un sì o un no, a tutti quelli che li spediscono, e questo fin dal primo giorno di vita della casa editrice, benché ciò comporti molto lavoro.
















Correttezza a parte, dedicarsi a questa attività conviene, perché le sorprese in serbo, nel nostro caso, sono state tante, che si trattasse di testi o immagini: da Velluto. Storia di un ladro a Senza nome, da Il signor Nessuno a Un foglio più un foglio, da La leggerezza perduta a I pani d'oro della vecchina, da Ninna nanna per una pecorella a Filastrocca delle mani, da Cielo bambino a C'era una voce.














E gli scrittori? Non mancano, naturalmente, gli autori di testi che abbiamo avuto la fortuna di trovare e pubblicare per la prima volta, anche se, come ho già avuto modo di dire, l'offerta in questo caso è stata meno ampia rispetto a quella di buoni illustratori (ma le cose, oggi, sembrano avviate a un rapido cambiamento). Fra gli scrittori che hanno esordito con noi: Alessandro Riccioni, Perrine Ledan, Silvana D'Angelo, Eleonora Bellini, Mauro Mongarli, Antonio Koch, Giovanni Paolucci, Giuseppe Mazza (e includiamo anche Alicia Baladan, Gwénola Carrère, Harriet Russell e Chiara Armellini, poiché non è scontato che un illustratore sia anche autore di buoni testi).
Alcuni autori al loro esordio assoluto (o nella letteratura per ragazzi) hanno lavorato per noi alla collana Anni in tasca (graphic e non): Marta Iorio, Giulia Sagramola, Michele Petrucci, Ugo Cornia, Cesare Finzi, Margherita Emo, Anna Pavignano, Elena Soprano.














A dire la verità, questo lavoro, che si potrebbe configurare come una vera e propria azione di scouting, per usare un termine anglosassone, non è stato programmatico. O meglio, è stato programmatica la curiosità per quello che vedevamo intorno a noi e ci sembrava più interessante. È stato programmatico l'interesse per i risultati che tanti autori nuovi, di immagini e di testi, promettevano, quando ci mostravano le loro idee, i loro progetti, facendo balenare davanti ai nostri occhi le potenzialità del loro lavoro, spesso ancora in fase embrionale, ma in molti casi già connotato dai segni di una bellezza e di una forza che si sono poi manifestate. E programmatica è stata l'idea di coinvolgere nell'ambito della letteratura per bambini e ragazzi, persone che fino a quel momento vi erano rimaste estranee, convinti che il loro punto di vista, formato su altre esperienze, competenze e culture, costituisse una novità importante e stimolante per i giovani lettori.





















Naturalmente, lavorare in questo modo può comportare difficoltà. Lavorare con una persona che ha già esperienza spesso è una garanzia. Valga su tutti un esempio: Beatrice Alemagna è una macchina da guerra quando si mette a lavorare a un progetto, dotata di una professionalità implacabile. Quando si discutono insieme le cose, nei momenti delicati che sempre attraversa un libro in fase di sviluppo, ti accorgi non solo che lei ti ascolta con grande attenzione, ma che poi sa elaborare le indicazioni in un risultato brillante e del tutto personale. E che ti riconosce, con molto rispetto, il ruolo e la parte che hai avuto in un'opera che porta il suo nome. Il che è una caratteristica, per nulla scontata, della capacità di lavorare insieme. Ma ci sono autori, illustratori ed editori a cui è estranea questa modalità e che, anche per esperienze negative pregresse, percepiscono la collaborazione con diffidenza, la relazione come intromissione e il confronto come conflitto.





















La relazione fra l'editore, l'editor e gli autori non è semplice. Bisogna capirsi, rispettarsi, ascoltarsi: a volte chi è alle prese con il suo primo libro va per la sua strada, immerso in una sorta di ansioso, preoccupato, concentrato, a volte autoreferenziale, stato creativo. Per questo il confronto è vitale, per acquisire distanza critica da quello che si fa (e questo vale non solo per i principianti, ma per tutti). Ma non è sempre detto che una lingua comune si trovi. L'inesperienza e la lontananza (molti nostri autori sono stranieri, perciò si lavora sempre da lontano, avvicinati dalle tecnologie disponibili; ma la distanza è distanza...), psicologica e fisica, possono giocare un ruolo negativo. Ma non è detto: a volte proprio l'essere alle prime armi fa sì che la relazione con l'editore sia avvertita come indispensabile, e diventi perciò intensa e positiva. Senza contare che, dalla sua, ogni esordiente ha un vantaggio incommensurabile: l'entusiasmo.
































Che è un termine dall'etimologia rivelatrice:  
Letteralmente la parola greca ἐνθουσιασμός (enthousiasmós) deriva dal verbo ἐνϑουσιάζω, essere ispirato, contenente il lemma ἔνϑεος, composto di ἐν, in, e ϑεός, dio, il dio dentro.

O, per dirla con il Dizionario etimologico della lingua italiana, Cortellazzo-Zolli: 
Entusiasmo: s.m.'Presso i Greci, l'ispirazione divina, lo stato di esaltazione che essa produce; la via per raggiungere lo stato finale della visione perfetta, l'estasi; ardore dell'immaginazione, estro ispirazione' (“quel furore medesimo che chiamano i Greci entusiasmo”)...

 



















E questo senza togliere nulla agli altri, che spesso portano in dote all'editore saggezza, misura ed esperienza, oltre a un entusiasmo levigato dagli anni. È bello avere entrambe queste possibilità, perché quello che alla fine per noi è più importante è offrire un catalogo vario, ricco, che offra un ampio spettro di stili. Poiché lo stile altro non è che il modo in cui un autore pensa, guarda, riflette e restituisce il mondo intorno e dentro di sé. Ed è fondamentale che i bambini e i ragazzi facciano questa esperienza di incontro e confronto quanto più possibile.
(gz)





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