martedì 15 gennaio 2013

I regni dell'immagine/9. E il cielo si ritrasse

Angelo che regge la pergamena del cielo, Chora Museum.

Qualche giorno fa Emanuela Bussolati ci ha scritto, rigraziandoci per il post sulla chiesa bizantina di San Salvatore in Chora. Nel suo messaggio in particolare diceva: “Questa splendida chiocciola del tempo, portata da un angelo, la ricordi? È davvero splendida!”
Nel post precedente non ho potuto parlare di questa immagine: il tema trattato era la rappresentazione dell'anima. Ma le parole di Emanuela mi offrono il destro per farlo ora, perché l'angelo che sorregge la chiocciola del tempo è l'altro elemento per me straordinario dell'iconografia di questa chiesa, che non avevo mai visto altrove. E mi sono subito chiesta che significato potesse avere la grande conchiglia bianca retta dall'angelo. La spiegazione l'ho poi trovata nel volume Chora Museum acquistato sul luogo. L'immagine illustra un passo del Libro della Rivelazione o Apocalisse di San Giovanni (scritta nell'isola di Patmos, non lontano dalle coste della Turchia), che racconta gli eventi che caratterizzeranno, nell'ottica escatologica cristiana, la fine del mondo. Nello specifico, corrisponde al passo 6: 14: E il cielo si ritrasse come una pergamena che si arrotola. Il particolare fa parte, infatti, dell'affresco che raffigura il Giudizio Universale, situato nella volta centrale del Parekklesion (cappella laterale della chiesa): una composizione circolare che ha al centro il cielo che si avvolge su se stesso e, intorno, disposti in  circolo, i cori degli eletti al centro dei quali siede Cristo, con a sinistra la Vergine e a destra Giovanni Battista.

Giudizio Universale, Chora Museum.

Il rotolo del cielo, sorretto da un angelo, è di un bianco smagliante, sopra vi risaltano figure d'oro: il sole, la luna e gli astri. L'angelo regge in volo sopra la testa il cielo che, arrotolandosi su se stesso, finisce il tempo aprendo all'eternità: a questo evento il pittore ha dato figura di chiocciola, di spirale: che se da una parte è un motivo simbolico archetipico fra i più ricchi di significati, religiosi e non, dall'altra è una delle strutture che ricorre con maggiore frequenza negli ambiti più diversi del cosmo e della natura, e quindi nei campi più diversi di indagine scientifica: fisica, astronomia, biologia, botanica eccetera.

Minareto, Samarra, IX secolo, Iraq.
Karl Blossfeldt, Urformen der Kunst, 1928.





















Quando il messaggio di Emanuela è arrivato, ho mostrato a Paolo l'immagine e ho cercato di spiegargli cosa significasse e il suo commento è stato: sembra la rappresentazione di un concetto di fisica quantistica. A ragione. Quando Albert Einstein rivoluzionò la nostra visione dell'universo annunciando che spazio e materia senza tempo non esisterebbero, lo fece con il linguaggio della scienza, della nuova fisica. Non so se fosse al corrente che un pittore bizantino alle prese con la narrazione della fine del tempo, cioè del cielo, e dello spazio, cioè del mare e della terra, avesse avuto una intuizione simile alla sua. E che la conchiglia-tempo che risucchia nel suo vortice ogni cosa, è quanto di più simile al racconto della formazione di un buco nero sia stato fatto per immagini prima che la fisica quantistica ce lo raccontasse in termini matematici.

Buco nero rilevato nei pressi della galassia nana IC 10, a 1,8 milioni di anni luce
dalla Terra, nella costellazione di Cassiopea. Immagine NASA.

Del resto, il fisico Fritjof Capra nel bellissimo e impervio libro Il Tao della fisica illumina le straordinarie analogie fra le nuove visioni aperte all'uomo contemporaneo dalla fisica quantistica e quelle dei mistici orientali buddisti, induisti e taoisti. Il che sembra suggerirci che religione e scienza hanno modi diversi di arrivare a intuire e a spiegare medesimi fenomeni.
Qualche giorno fa Laura Ottina nel suo Animalarium in un bel post sullo scienziato tedesco Ernst Haeckel, scrittore illustratore di prodigiosi volumi di scienze naturali dedicati a invertebrati come spugne, meduse, anellidi, e a organismi unicellulari marini come i radiolari, scrive: “Come artista e scienziato compiuto, Haeckel era affascinato dai modelli e dalla simmetria, e trovò ispirazione nella convinzione di Goethe che arte e scienza possono portarci a comprendere le verità fondamentali della natura.”

Hernst Haeckel, Ammoniti, Kunstformen der Natur, 1904.
Quando gliene ho parlato,  Paolo mi ha fatto notare che per i greci arte e scienza coincidevano e infatti per esprimerle ricorrevano allo stesso termine: téchne.
Viene da riflettere su quanto siamo limitati, oggi, a oltre cento anni dalla scoperta della relatività, nel nostro modo di vedere le cose, legati come ancora rimaniamo a un'idea di scienza spesso incapace di pensare ai fenomeni fisici e biologici e agli strumenti adatti a sondarne la profondità, in modo complesso, come parti inscindibili di una fondamentale unità.
Un'ultima riflessione. Che la fine del tempo sia nell'Apocalisse descritta come una pergamena che si arrotola, merita una riflessione.





Giudizio Universale, pannello di tetrastico, Monte Sinai
monastero di Santa Caterina, XII secolo.
La pergamena fu inventata nella città di Pergamo, in Asia minore, non lontana da Bisanzio, quando gli Egizi, sentendo minacciato lo splendore della biblioteca di Alessandria da quello sempre crescente della biblioteca di Pergamo (secondo il racconto di Plinio il Vecchio), smisero di fornire papiri alla città. Le pelli di agnello trattate con calce si rivelarono allora un supporto elastico e resistente, ideale per la scrittura e quindi un valido sostituto del papiro, di cui a quel punto si poté fare a meno. Da questo, infatti, poi nacque la forma del volume e, quindi, del libro come fino a oggi è stato inteso. Attraverso l'analogia fra il cielo e la pergamena, San Giovanni instaura un nesso fra l'avvolgersi del tempo e lo svolgersi del suo racconto. Una sorta di metanarrazione capace, con il medesimo simbolo, di significare due fenomeni contrari. E di suggerire che cose che alla percezione comune appaiono inconciliabili, forse lo sono, come ci dicono la fisica quantistica, l'arte e le religioni, solo apparentemente.

6 commenti:

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

Sezione Aurea! Sicuramente i bizantini hanno capito Pitagora prima di Fibonacci. ☺

alessandro riccioni ha detto...

bel post, basito da tanta erudizione, mi sento ammonito per ignoranza manifesta! Il vostro lamellibranco tondo

emanuela bussolati ha detto...

Pochi anni scorrono tra l'affresco di San Salvatore e quello della cappella degli Scrovegni. Anche lì due angeli arrotolano il cielo, proprio come fosse una pergamena, al di sopra dell'Apocalisse illustrata. Questa della chiocciola è una interpretazione geniale.

Topipittori ha detto...

Grazie dei vostri commenti.

@alericcio: lamellibranco tondo è molto bello. Aggiungo ammonite ammonita.

@emanuela: grazie! adesso vado a vedere Giotto.

pilipo ha detto...

Grazie, bellissimo post.
Avevo iniziato a leggere Il Tao delle fisica qualche anno fa...
Questo tuo post mi ha fatto tornare la voglia di riprenderne la lettura
: )

ph

Topipittori ha detto...

@Pilipo. Grazie a te. L'idea di fondo è proprio quella di incuriosirsi verso i libri.