lunedì 21 gennaio 2013

Esperienze /4: Giocare è una cosa seria

[di Stefania Lusini]

Giocare è una cosa seria è il progetto che ho presentato come tesi finale all’Isia di Urbino. Una vera e propria terapia durata un anno. 
Il progetto è nato da una riflessione personale sulla mia infanzia: cosa mi faceva stare bene, cosa mi è rimasto di quel periodo. 
Una riflessione i cui cardini erano invariabilmente ed esclusivamente immagini di «giocare» e «aria aperta».
 Il bosco sopra casa, il giardino, il fiume sotto casa, l’albero gigante dove salire a casa della zia. Tutto quello che ricordavo, che produceva in me le migliori sensazioni era legato a un giocare semplice, improvvisato, libero e all’aria aperta.

Due episodi mi tornarono alla mente con più forza di tutti: mia madre che prende un bocciolo di papavero, lo preme con due dita, lo apre, lo gira e mi dice che è una ballerina con la gonna stropicciata. Mio padre che raccoglie la galla di una quercia (pallina di legno forata), mette un bastoncino nel suo buco e mi dice che è una pipa. Con loro sono stati continui esercizi del surrealismo più naturale e creativo.


Ho visto che il bambino, lasciato libero di lavorare, impara, diventa colto, assorbe conoscenze e fa esperienze personali, che, acquistate in questo modo, si fissano nello spirito e, come semi piantati in un terreno fecondo, non tarderanno a germogliare e a dare frutti. 
Maria Montessori



Da sempre i bambini hanno giocato con la natura e l'ambiente intorno a loro. Giochi modesti che si trasmettevano per tradizione orale, molti dei quali ormai praticamente dimenticati. Oggi, ogni giorno di più, si tende a dare importanza al lavoro finalizzato e i bambini sono assorbiti da un sistema che li impegna, esponendoli a - e coinvolgendoli in - interessi accessori come il premio, la penitenza, dimenticandosi dei loro interessi spontanei, naturali.
 Osservando l’attuale condizione dei bambini, sempre più relegati in casa fra televisione, videogiochi, cellulari, ipad e via discorrendo, ho deciso di strutturare un progetto di recupero del giocare semplice, naturale e creativo. Volevo restituire quella magia che a me è stata donata.




Cosi è nato un sito unacosaseria.it
- archivio di giochi manuali che si costruiscono con elementi naturali
, archivio di memorie legate all’infanzia e ai giochi, intervistando persone di diverse età e provenienze, archivio di laboratori creativi che svolgo con i bambini su questo tema.
Una ricerca teorica che ho dovuto mettere in pratica attraverso il confronto diretto con gli intervistati e con i bambini ai quali propongo le attività. Nasce come progetto di ricerca e diventa strumento che vive della partecipazione delle persone, per la fruizione da parte delle persone. È stata una bella soddisfazione vederlo selezionato a Ilustrarte.

Chiunque può contribuire al progetto di recupero della cultura del gioco e della tradizione dei suoi strumenti, compilando il formulario e lasciando la propria memoria d’infanzia!

Tutti i giochi e tutti gli svaghi dei bambini debbono essere diretti a formare abitudini buone e utili, altrimenti saranno la causa di quelle cattive. Ogni cosa che i bambini fanno, in quella tenera età lascia loro qualche impressione, e da essa ricevono una tendenza al bene o al male. 
John Locke

SU DI ME
Mi chiamo Stefania Lusini, sono una illustratrice e grafica italiana che vive e lavora a Barcellona, costretta a un destino da "pendolare". Mi piace tornare spesso in Italia e coinvolgermi in progetti "patrioti", come laboratori di creatività con bambini, che faccio con mia sorella e La mia inquadratura, e di illustrazione e libro d'artista per adulti, con l'associazione Libri fatti a mano.
Barcellona è una città luminosa e molto stimolante, non troppo grande, che mantiene aspetti molto popolari, in continua dialettica fra una tradizione “artigianale” e la modernità più modaiola che ci sia.
È una città animata da una intensa vita culturale e artistica, dotata di gusto, ricca di fermento, abitata da persone talentuose, la cui vicinanza non può che farmi crescere. A parte portare avanti i mie progetti, lavoro in un laboratorio/negozio di stampa manuale, Vostok Printing Shop, dove per fortuna sono costretta a sporcarmi le mani e a tenere chiuso il computer per almeno mezza giornata.



Conoscere i bambini è come conoscere i gatti. Chi non ama i gatti, non ama i bambini  e non li capisce. C’è sempre qualche vecchia signora che affronta i bambini facendo delle smorfie da far paura e dicendo delle stupidaggini con un linguaggio informale pieno di cicci e di cocco e di piciupaciù. Di solito i bambini guardano con molta severità queste persone che sono invecchiate invano; non capiscono cosa vogliono e tornano ai loro giochi, giochi semplici e molto seri. 
Bruno Munari

Non credo che quello che produco sia strettamente riferibile al mondo dell’illustrazione infantile. L’infanzia è per me più un punto di partenza che di arrivo, tutto quello che creo ha forti riferimenti alla mia infanzia.
Il tentativo di comunicare senza filtri e le attitudini creative dei bambini sono per me fondamentali, da usare a qualsiasi livello di comunicazione. Per questo mi dedico ai laboratori con i bambini: sono i miei corsi di aggiornamento.
Credo che non sia solo pura e semplice nostalgia questo interesse verso i bambini, ma una ricerca di essenzialità.

I giochi dei fanciulli non sono giochi e bisogna giudicarli come le loro azioni più serie.
Montaigne




5 commenti:

Monica Monachesi ha detto...

Molto bello!

birbaluna ha detto...

Complimenti!!!!
E complimenti anche per la "grafica vintage" che spiega i giochi, è davvero gradevolissima e conferisce la giusta nobiltà a queste attività di manipolazione solo apparentemente "povere"... perchè non pensare a una bella serie di posters o un libro? Un grande in bocca al lupo per le tue attività!

Clementina ha detto...

Anch'io ho gli stessi ricordi di un sapere del gioco passato da nonni/genitori e figli nel vivere in mezzo alla natura. Sono convinta che sia radicato in me così in profondo, che abbia modellato la mia sensibilità, perciò fonte d'ispirazione ininterrrotta.
Se incontravo un papavero era perché camminavo in campagna con un adulto che, cammin facendo, mi dedicava attenzioni; era molto più di una attività di svago. Ricordo luce, odore dell'aria, il campo della prima "ballerina"...e quando la ballerina si sciupava, voi vi timbravate l'orologio sul polso? Tutti gli anni spero di ritrovarli ed è una gioia, quando, riesco a cogliere il primo della stagione(...e l'ultimo, perchè mai ne farei un mazzo).Ho così compiuto un rito mediatore con il mio futuro che continua a farmi bene.
Si, credo che si parli troppo poco di questo crescere spontaneo, manca sicuramente il tempo di camminare, che da il tempo di assaporare, che da il tempo di sentire (con tutti e 5 i sensi), che da il tempo di vivere il silenzio ...si io credo di ricordare anche il rumore dei miei pensieri con i petali in mano!

Federica MammaMoglieDonna ha detto...

Molto interessante!
E' bello lo spazio che riuscite a dare a persone così intelligenti e creative!

Anonimo ha detto...

Esperienze che formano, che si mettono nei cassetti della memoria e un giorno sbucano fuori. Complimenti!


Da qualche giorno seguo il blog Topipittori, scoperto per caso tramite un link sulla bacheca di Fahreneit radiotre.