martedì 30 ottobre 2012

Di fronte a una diversità così vera

Che cos'è la diversità? Dovremmo saperlo dopo tanto parlarne e scriverne. Invece a stare alla cronaca, ma anche ai semplici comportamenti di tutti i giorni di gente né meglio né peggio di noi, a quanto pare siamo ancora in alto mare quanto a chiarezza sul tema. Perché la diversità è inafferrabile e stabilire cosa la determini, agli occhi altrui e propri, e fissare il discrimine che la sancisce è quanto mai arduo. Penso anche a tanti libri per bambini e ragazzi appunto, che a volte appaiono realizzati più per rassicurare le coscienze, non sempre pultissime, degli adulti, che per rendere conto ai bambini della difficoltà che si prova davvero davanti a essa. E senza pensare che i guai cominciano sempre quando ci si sente, e ci se mette, dalla parte del giusto. Il film L'estate di Giacomo ha il merito di  lasciare soli senza filtri di fronte a una diversità così vera che appartiene realmente all'attore che interpreta il protagonista: Giacomo (Zulian), il nome è il medesimo nella vita e nel film.



Giacomo è sordo: lo vediamo con un apparecchio acustico, nelle prime immagini del film. Un intervento, non dichiarato, lo libera dello stesso apparecchio nelle scene successive. Ascoltiamo la sua strana voce nei dialoghi con l'amica, Stefania (stesso nome nella realtà e nella finzione; l'attrice è la sorella del regista), che lo accompagna nei lunghi, pigri vagabondaggi nel corso di un'estate vissuta fra i campi, sulle rive del fiume Tagliamento (siamo in Friuli), fra giostre di paese, nei boschi, sulle strade in bicicletta. Il film diretto da Alessandro Comodin, ha avuto un'accoglienza strepitosa e ha ricevuto una montagna di premi fra cui il Pardo d'oro Cineasti del Presente al Festival di Locarno 2011 (temo che nelle sale abbia smesso di circolare, ma lo potete acquistare qui).



Fin dalle prime scene, l'unicità di questo ragazzo salta agli occhi, anche in rapporto all'amica, che è invece una ragazza “normale”. Guardando il film, ci si chiede che impressione si avrebbe se le medesime battute, anziché recitate dalla voce acerba e inesperta di Giacomo, fossero pronunciate da una voce “corretta”. Forse si avrebbe l'impressione di un ragazzo come gli altri, attraversato da tutte le incertezze che comporta quella nota, complessa esperienza che è il passaggio fra adolescenza ed età adulta.



Tuttavia le reazioni di Giacomo alle cose e alle situazioni, al di là della sua voce strana, sono del tutto imprevedibili, contrassegnate da una qualità che lo rende decisamente non conforme. Giacomo, per esempio, è connotato da una ingenuità che non è quella dell'età a cui appartiene, è irrequieto, si spaventa moltissimo per cose da nulla, ha vere e proprie furie, si diverte pervaso da una felicità istintiva, e sempre esprime tutto ciò che prova con una intensità mai mediata, mai censurata, ma candidamente espressa senza inibizioni. In questo, credo, sta sopprattutto la sua diversità, che certamente si può immaginare legata al suo handicap infantile. Cosa si prova di fronte a lui? Difficile dirlo. Curiosità, simpatia, diffidenza, fastidio, tenerezza, commozione, perplessità, sorpresa, indifferenza, interesse, disagio, solidarietà, distacco?



Tutte queste cose insieme, penso: perché Giacomo è uno specchio che ci restituisce tutti i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri pensieri e ci mette soprattutto di fronte a noi stessi, esperienza quanto mai complessa e imbarazzante, costringendoci a prendere atto di quel che proviamo e pensiamo, infrangendo in questo modo l'immagine rassicurante, accettabile che abbiamo di noi stessi. Io credo che sia questo, soprattutto, che non si perdona a chi, senza volerlo, ci pone un problema. Il problema dello scarto da una norma a cui cerchiamo di conformarci per essere accettati, amati, apprezzati, per corrispondere a quello che ci viene chiesto: in famiglia, a scuola, nel lavoro, nelle relazioni umane. E in tutti gli ambienti, persino in quelli che riteniamo più aperti e solidali (perché ogni ambiente ha i suoi conformismi, i suoi tabù, e fedi e ideologie non salvano nessuno). Perché la diversità è una perfida cartina di tornasole che ci costringe a a vedere l'ipocrisia di principi e certezze, e a mettere in discussione i parametri e i valori condivisi su cui faticosamente, e spesso a prezzo della nostra autenticità, costruiamo le nostre vite e le nostre identità. L'estate di Giacomo è un film prezioso che sfugge a etichette e appartenenze, e ha il merito di non offrire soluzioni, di lasciarci all'esperienza delle cose così come sono, di indurci a riflettere senza vie di fuga, facendoci rimanere con molti (sani) dubbi su quel che davvero siamo.

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