venerdì 10 dicembre 2010

Arianna & Dolores

Arianna è nata a Udine nel 1982. Dolores, nasce a Roma nel 1892 e muore nel 1983.
In comune, Arianna e Dolores hanno alcune cose, fra queste: lo studio, il pensiero, la scrittura. Dolores vi si dedica in un'epoca e in un paese in cui, nata femmina, non è poi così scontato né pensare né laurearsi né scrivere. Arianna, invece, in un'epoca e in un paese in cui, nata femmina, pensare, laurearsi e scrivere, non è poi così scontato che possa servire a qualcosa.
Ma la cosa che Arianna e Dolores hanno maggiormente in comune è quello che si potrebbe definire uno sguardo, un orecchio assoluto nei confronti dell'infanzia. E la capacità di tradurre in parole tale conoscenza. La loro scrittura si configura, infatti, come un'investigazione della dimensione esistenziale e percettiva infantile, messa in atto allo scopo di tradurla senza tradirla.
Entrambe, in questo modo, hanno scritto due libri molto belli: uno, quello di Dolores, monumentale: 688 pagine. L'altro, quello di Arianna, sottile: 104 pagine.
Uno s'intitola Giù la piazza non c'è nessuno, edito integralmente per la prima volta da Mondadori nel 1997, e ora ripubblicato da Quodlibet. L'altro, Les adieux, edito da Fandango nel 2007.

Ecco come comincia quello di Dolores: 
Sono nata sotto un tavolino. Mi ci ero nascosta perché il portone aveva sbattuto, dunque lo zio rientrava. Lo zio aveva detto: “Rimandala a sua madre, non vedi che ci muore in casa?”
Ambiente non c’era intorno, visi neppure, solo quella voce. Madre, muore, nessun significato, ma rimandala sì, rimandala voleva dire mettila fuori della porta. Rimandala voleva dire mettermi fuori del portone e richiuderlo.
Sedevo su mattoni. Molliche indurite mi si conficcavano nella pelle come sassolini. Quel primo pezzetto di mondo immagazzinato dalla mia memoria lo vedo come adesso vedo la mia mano che scrive. Mattoni regolari color crosta di pane, uno coricato, uno dritto, facevano un tessuto a spina. Come soffitto il rovescio della tavola attraverso stanghe di legno; le quattro gambe unite da assicelle su cui la gente metteva i piedi, è più consumata nel mezzo; l'intera impalcatura ammantata dal pesante tappeto: tutti colori notturni intramezzati da fili d'oro; foglie nere, fiori con parvenza di colori morti, case appuntite trapunte d'oro, nello scuro meno fondo apparivano facce di mori e luccichio d'occhi. Il primo fatto storico della mia vita, intreccio di paura e meraviglia, fu sotto quel tavolino.


Ecco un brano di quello di Arianna:
Dormire coi vecchi è controllare che il respiro non smetta, e odore di ginocchia.
Un cappello tiene giù buona la luce.
Dice la zia vecchia, dice la sorella-maschio alla sera, c'era una volta due sorelle, una rispondeva male una no. La prima andava sempre a lavare i panni in una foresta che mi figuro tutta blu di grilli. Alla fine una voce le diceva di non voltarsi, lei non si voltava, e arrivava a casa con una stella appiccicata in fronte.
Io immagino questa stella un tatuaggio che fa malissimo o un insieme di spilli d'oro che fa sanguinare ma sei bella. Una sera ci vuole andare la sorella arrogante, solo che nel bosco tentata dalla voce si gira, e si ritrova una coda d'asino in fronte. La storia con le code d'asino e stelle sanguinanti, di notte è bella, solo che bisogna essere ubbidienti per le stelle col sangue, e in più fanno male.


Sulla quarta di copertina di Les Adieux, si legge: «Sarebbe stato un mondo abbastanza normale.
 Ma in un angolo c’era quella bambina, che tutto guardava.»
Il lavoro che hanno fatto queste due scrittrici è prezioso: se hanno avuto il coraggio di guardare, noi oggi abbiamo la possibilità di vedere. Sì, proprio di vedere.
Leggetele. Entrambe. Ne vale la pena.

In questo video, Arianna legge e presenta il suo libro insieme ad Alessandro Baricco.


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