venerdì 26 novembre 2010

Va', pensiero

Qualche giorno fa, invitate da Scrittorincittà , a Cuneo, Simona Mulazzani e io abbiamo tenuto due incontri sul nostro libro Vorrei avere con bambini delle elementari. Sono stati due incontri bellissimi, come capita quando lo scambio di parole e di pensieri crea una tensione positiva, un'atmosfera viva, rara, che accende e fa volare alto il desiderio di conoscenza e ascolto reciproci.
Prima dell'evento, mi chiedo come impostare questi incontri. So che questo libro con i bambini funziona bene: sono vicini agli animali, li sentono intensamente, li amano, li sognano, sono presi dalle loro belle e straordinarie forme, dal mistero della vita chiusa nel loro corpo. Del resto questo libro si fonda proprio sulla memoria che di tale esperienza ho fatto nella mia infanzia. E durante un incontro a Milano, alcuni mesi fa, in una scuola elementare mi sono resa conto dell'impatto che questa sequenza di animali-desideri ha sui bambini. Mentre rifletto su questo, per qualche ragione penso che un modo adeguato per cominciare potrebbe essere la domanda: “Vi piace pensare?” Quella che parla in queste pagine è, indubitabilmente, una voce interiore, che viene dal profondo. Qualcosa però dentro di me si oppone a questa ipotesi: obietto a me stessa che si tratta di un punto di vista troppo astratto, adulto, sofisticato. Forse con questa domanda sto solo chiedendo ai bambini di confermarmi idee oleografiche e intellettualistiche che ho su di loro. Dopo un breve alterco sulla questione fra me e me, alla fine, prevale la fiducia e così decido di sperimentare l'idea.

A disposizione mi trovo quattro classi di marmocchi freschi di energie mattutine. E tutto mi aspetto eccetto l'ovazione, incondizionata, assoluta, unanime che segue al quesito, sia durante il primo incontro sia durante il secondo. Un sì-boato che fa tremare vetri e muri. Ecco, mi dico, lo sospettavo: ai bambini piace pensare. Uno di loro specifica che gli piace pensare quando dorme, un altro quando va in macchina (e io gli dico che a questo pensare su ruote ho dedicato un libro). Tutti i bambini sono concordi nel dire che per pensare ci vuole tranquillità, silenzio, solitudine, che pensare è una cosa bella da fare assorti, nella concentrazione di se stessi che ci permette di ascoltare il mondo. È in questo modo, su queste riflessioni condivise che io e Simona, a poco a poco, portiamo i bambini dentro le parole e le immagini di Vorrei avere, pagina dopo pagina. Loro ci seguono, fiduciosamente e non perdono un colpo, nel fitto dialogo che tessiamo alla ricerca dei possibili significati che noi, autrici, e loro, bambini, cerchiamo di trovare, insieme. È una passeggiata emozionante, con momenti di sospensione, entusiasmi, esclamazioni, pause, esitazioni, dubbi, interrogazioni e momenti di grande, irrefrenabile ilarità.

Una seconda ovazione accoglie la domanda “Che animale vi è piaciuto di più?” In un grido generale di giubilo, è la pantera a spuntarla, capace di mescolare il suo nero a quello dei rami, perfetta metafora di invisibilità. Un'immagine riuscita al punto che ti si insedia in testa appena la vedi e io sono certa che questo libro ha venduto i diritti in otto paesi per merito suo. Recentemente ho parlato a lungo di lei con una persona che ama gli animali, e molto si occupa di quelli che ci abitano la mente. Mi ha fatto presente che questa pantera è tradita, nel suo desiderio di confondersi col buio, dagli occhi. Con i bambini di Cuneo scopro che se i suoi occhi la tradiscono è solo per vedere attraverso il buio quelle cose che i nostri non coglieranno mai.

Scopro un'altra cosa con loro. Arrivata all'ultima pagina del libro quando chiedo cosa dice il cielo all'elefante e alle sue immense orecchie fatte per coglierne i messaggi, un bambino mi spiega, serio: “Dice che vorrebbe avere orecchie immense come quelle dell'elefante per ascoltare quel che l'elefante gli dice.”
Sì, a questo punto è certo che ai bambini piace pensare. Piace molto. Direi, da morire. E lo sanno fare anche molto bene. Cosa accada, poi, quando crescono, al punto da far diventare il pensiero una delle attività meno frequentate e più invise alla vita adulta, è davvero un mistero. E, su questo, noi adulti faremmo bene a interrogarci, molto seriamente.

5 commenti:

s ha detto...

prima di tutto grazie per i topittori senza di loro il mondo sarebbe più triste!
... ho letto con molto piacere il post io lavoro nelle scuole incontro spesso classi di bambini e ragazzi dalle materne alle medie e vedo anche come il piacere del pensiero si disperda si sfilacci almeno nell'ambiente scuola che invece dovrebbe essere il luogo designato del pensiero
penso che in gran parte dipenda anche dagli adulti che sono impegnati a dar ai bambini sempre molte risposte ma quasi nessuna domanda
sì qualche bella domanda tipo la vostra quella con cui avete aperto l'incontro con loro...
credo di dovervi ringraziare ancora per queste riflessioni oltre che per lo splendido libro "Vorrei avere"..quindi grazie grazie e grazie

Topipittori ha detto...

Grazie a te, Sandra, per la tua testimonianza e l'apprezzamento.

Anonimo ha detto...

Gli autori di libri per adulti difficilmente cercano un riscontro nei lettori, al di là del risultato delle vendite.
E' interessante che lo scrittore di libri per l'infanzia si metta alla prova 'sul campo', calandosi, insieme al suo libro, nella realtà del bambino, in un dialogo che è scoperta reciproca e laboratorio di idee. :-)

Topipittori ha detto...

Esatto, Rose. I bambini, paradossalmente, sono meno coinvolti da dinamiche tipiche degli adulti nell'approccio alle cose, tipo mi piace/non mi piace, sono d'accordo /non sono d'accordo. Non mettono davanti a tutto il proprio giudizio. La cosa che gli interessa, nel momento in cui sei in grado di comunicare e di entrare in relazione con loro (cosa niente affatto scontata), è capire. Sono dei veri curiosi. Questo rende tutto molto diverso e fa di loro, da un certo punto di vista, un pubblico difficile, ma ideale.

Francesca ha detto...

Bellissima esperienza.
Io leggo sempre in classe Vorrei avere. Strega i bambini :)
Sull'elefante.. un bimbo di prima fece un disegno dopo la lettura: "vorrei avere le orecchie dell'elefante per ascoltare la voce di Dio"
Tutta farina del suo sacco, giuro. Lasciarsi sorprendere dalla profondità di pensiero dei bambini é la parte insostituibile del mio lavoro. La prossima volta che proporrò il libro in classe proverò a esordire con la vostra filosofica domanda. :)